Cataratta

Per cataratta si intende l’opacizzazione del cristallino, la lente naturale interna all’occhio, che provoca l’annebbiamento progressivo della vista.

Da dove deriva il termine cataratta?
Dal greco e significa cascata. Anticamente si pensava che l’opacizzazione della vista derivasse da un velo disceso davanti agli occhi, come acqua che cade. Anche durante tutto il Medio Evo si continuò a credere che il calo visivo fosse dovuto alla caduta di uno schermo davanti all’occhio. Ed è curioso notare che tra la popolazione è ancora in uso l’espressione “mi è scesa la cataratta”. Il cristallino, normalmente trasparente, tende a diventare opaco per fenomeni di ossidazione delle proteine costituenti il suo tessuto. In un occhio sano la luce attraversa il cristallino trasparente e raggiunge la retina: la focalizzazione è normale e il cervello percepisce immagini nitide (fig.1).

In un occhio affetto da cataratta, il cristallino opaco arresta parzialmente il passaggio dei raggi luminosi che vengono deviati in più direzioni: ciò impedisce la normale focalizzazione sulla retina e la percezione delle immagini risulta confusa(fig.2).

 

Lo sviluppo della cataratta

Sebbene la cataratta possa insorgere anche in giovane età, essa è un tipico effetto dell’invecchiamento. Il cristallino, morbido, flessibile e trasparente, comincia ad indurirsi e a cambiare colore quando l’uomo raggiunge la mezza età. Ecco perché è spesso necessario l’uso di occhiali da vista.

I soggetti a rischio

La cataratta interessa prevalentemente la terza età, ma non è esclusiva di questo periodo della vita. Essa può insorgere anche:

  • nei pazienti diabetici;
  • in persone che hanno fatto uso prolungato di farmaci come il cortisone, il cordarone, i chemioterapici;
  • in seguito a ferite o a traumi oculari gravi;
  • in persone affette da altre malattie oculari;
  • in seguito ad una eccessiva esposizione ai raggi solari.
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I sintomi

Generalmente la cataratta si sviluppa lentamente e senza causare dolore. Può insorgere in entrambi gli occhi, anche se di norma un occhio viene interessato prima dell’altro. Il sintomo più comune è l’annebbiamento della vista. È come se avessimo un velo sull’occhio: inutile quindi sbattere ripetutamente le palpebre per rimuoverlo o pulire le lenti degli occhiali credendole appannate!

Diventa più difficile distinguere gli oggetti collocati negli ambienti poco luminosi e se siamo sottoposti ad una luce intensa (abbagliamento) proviamo una sensazione di fastidio (fotofobia). Inoltre appaiono degli aloni attorno alle sorgenti luminose. I colori ci sembrano meno vivaci e in molti casi si ha la comparsa (o se già presente, l’aumento) della miopia.

Quando l’opacità del cristallino diventa molto densa non siamo più in grado di distinguere gli oggetti; in fasi molto avanzate possiamo avere la perdita anche totale della vista che però potrà essere pienamente recuperata dopo l’intervento chirurgico.
Individuati i sintomi, sarà compito del medico specialista oculista, dopo un accurato esame dell’occhio, valutare le nostre reali condizioni.

Come si cura

Dal punto di vista tecnologico la chirurgia della cataratta ha fatto enormi progressi dai tempi dei nostri padri e dei nostri nonni. Ogni anno grazie a questa procedura medica milioni di pazienti possono scegliere di recuperare un’ottima qualità visiva e migliorare il proprio stile di vita.

In presenza di cataratta non esistono medicine, diete od occhiali in grado di farla regredire. Finora l’unico trattamento valido è di tipo chirurgico. Non è un’operazione da eseguire d’urgenza e può essere praticata indipendentemente dal grado di opacizzazione del cristallino quando impedisca al paziente di svolgere le normali attività quotidiane.

 
L’intervento

Dopo l’intervento chirurgico le probabilità di ottenere un miglioramento della vista sono eccellenti (superiori al 97%). La presenza di altre malattie oculari può, però, compromettere il risultato finale, anche se l’operazione è riuscita perfettamente.

 
Il medico oculista,

Il medico oculista, una volta accertata l’indicazione dell’intervento, effettua alcuni esami specialistici allo scopo di studiare nel modo più completo le strutture, le dimensioni e la morfologia oculare.

 
ultrasonografico

L’esame ultrasonografico permette l’identificazione e la misurazione delle strutture interne all’occhio: è particolarmente utile in presenza di cataratta matura, quando cioè il cristallino è talmente opaco da impedire la visualizzazione delle parti posteriori dell’occhio.

 
L’ecobiometria

L’ecobiometria consente di misurare con precisione la lunghezza del bulbo oculare: il medico può così calcolare il potere della lente intraoculare da impiantare durante l’intervento.

La terapia chirurgica

La rimozione della cataratta, cioè l’estrazione del cristallino opacato, può essere eseguita con tre tecniche diverse: l’intervento intracapsulare, l’intervento extracapsulare e la facoemulsificazione. Queste tecniche prevedono due fasi: l’estrazione del cristallino opaco e la sua sostituzione con un cristallino artificiale di materiale plastico, detto lente intraoculare.

L’intervento intracapsulare è una tecnica usata raramente, con la quale si estrae il cristallino in toto compresa la capsula. Questo intervento richiede una incisione ampia e l’applicazione di numerosi punti di sutura. In questo caso l’eventuale lente artificiale può venire posta davanti all’iride.

L’intervento extracapsulare èAttraverso un’incisione di 6-12 mm si asporta dapprima l’involucro anteriore e successivamente il nucleo centrale duro del cristallino in un unico pezzo.
In seguito viene aspirata la parte morbida (corteccia) che circondava il nucleo, fino a lasciare soltanto la capsula posteriore del cristallino: su questa appoggerà la lente intraoculare rigida.

La facoemulsificazione

La facoemulsificazione

La facoemulsificazione, che impiega ultrasuoni per rimuovere il cristallino opaco, è certamente la tecnica più sicura oggi conosciuta per l’intervento di cataratta. Si tratta di una metodica poco invasiva che riduce al massimo i tempi di intervento, non richiede punti di sutura ed ha permesso l’utilizzo dell’anestesia topica, cioè la somministrazione di un collirio anestetico nell’occhio.

L’operazione è fatta ambulatorialmente, cioè senza necessità di ricovero; consente una rapida guarigione e un precoce recupero visivo. Attraverso un’incisione inferiore ai 3 millimetri è creata un’apertura sulla capsula anteriore del cristallino.
La sonda a ultrasuoni frammenta la parte centrale della lente che può così essere aspirato ed eliminato.

Un’altra sonda è poi introdotta, attraverso la stessa piccolissima incisione, per aspirare la parte periferica morbida. La porzione anteriore e posteriore della capsula resta intatta e nella sua sede originale, formando una sacca che accoglierà la lente artificiale pieghevole. In alternativa può essere inserita una lente intraoculare rigida ampliando l’incisione.

L’utilizzo della facoemulsificazione e l’inserimento del cristallino dentro la “sacca capsulare” rendono l’operazione particolarmente precisa e sicura. Ciò non significa che si tratti di un intervento semplice: al contrario esso richiede notevoli abilità ed esperienza unite alla padronanza di apparecchiature sofisticate.

  

Il cristallino artificiale (IOL)

Il cristallino artificiale (IOL)

È una lente intraoculare artificiale di materiale plastico e di piccole dimensioni. È inserita dal chirurgo dopo la rimozione della cataratta. È ben tollerata dall’organismo e non dà luogo a fenomeni di rigetto. Il materiale inalterabile e di lunga durata la rende utilizzabile anche in pazienti giovani. Il cristallino artificiale può essere rigido o morbido. È preferito quello morbido perchè inseribile attraverso una incisione più piccola. Sono disponibili cristallini multifocali che permettono la messa a fuoco a varie distanze e sfruttano il movimento dei muscoli ciliari. Il paziente può eliminare del tutto o quasi sia l’occhiale per lontano che quello per vicino.

Le complicanze e possibili effetti collaterali

Le complicanze e possibili effetti collaterali

Come per tutti gli atti chirurgici anche nel caso dell’operazione di cataratta possono insorgere complicanze quali emorragie o rotture della capsula del cristallino. È importante comprendere che il cristallino artificiale non consente di fare tutto ciò che un cristallino naturale sano è in grado di fare. Per questo motivo, anche dopo l’intervento, può essere necessario l’uso di occhiali.

Più o meno frequentemente possono verificarsi le seguenti complicanze:
- arrossamenti oculari saltuari;
- bruciore, lacrimazione, sensazione di corpuscoli estranei nell’occhio (principalmente dovuto a scarso film lacrimale che non protegge adeguatamente);
- discomfort visivo tra occhio operato e occhio con cataratta da operare;
- visione di aloni, ombre, appannamenti transitori dovuti alle impurità galleggianti nel corpo vitreo e in precedenza mascherate dalla presenza della cataratta;
- calcolo impreciso del cristallino artificiale, con necessità di utilizzare occhiali correttivi;
- aumento della pressione dell’occhio solitamente temporanea.

Tra le complicanze rare ricordiamo invece:

  • endoftalmite;
  • uveite;
  • distacco di retina;
  • glaucoma;
  • spostamento della lente intraoculare.

Cataratta secondaria

Cataratta secondaria

Alcuni mesi o anni dopo l’intervento di cataratta, la capsula su cui è stato appoggiato il cristallino artificiale può diventare opaca. In questo caso viene utilizzato il raggio laser che incidendo la capsula opaca ne provoca l’apertura al centro (capsulotomia posteriore). In breve tempo si ha il ripristino della funzione visiva ottenuta dopo il primo intervento.

 

Cosa succede prima e dopo l’intervento

Prima: sono richiesti alcuni esami del sangue, l’elettrocardiogramma e la radiografia del torace per avere un quadro generale della salute del paziente. È importante informare il medico specialista sulle eventuali allergie o terapie cui il paziente si sta sottoponendo: alcuni farmaci possono infatti costituire un fattore di rischio aggiuntivo (anticoagulanti).

Dopo: la chirurgia della cataratta permette una riabilitazione molto rapida. L’incisione praticata all’occhio è talmente ridotta nel caso della facoemulsificazione da non richiedere punti di sutura. Il piccolo taglio si rimargina spontaneamente in poche settimane senza causare astigmatismo indotto, come invece avviene in seguito ad incisioni più ampie. Fino alla prima visita di controllo, effettuata il giorno dopo l’intervento, l’occhio operato resta bendato.

È necessaria la somministrazione di gocce antibiotiche e anti-infiammatorie ed è consigliabile proteggere l’occhio con occhiali da sole e con una conchiglia di plastica durante la notte. È inoltre importante limitare per qualche tempo gli sforzi fisici.